STORIA Il concetto di Intervento civile di pace, ispirato alla visione gandhiana dell’azione nonviolenta come strumento di trasformazione dei conflitti, si sviluppa particolarmente dall’inizio degli anni Ottanta. A seguito delle guerre in ex-Jugoslavia, nel 1995 l’europarlamentare Alex Langer propone l’istituzione di un Corpo Civile di Pace Europeo, concepito come team di specialisti capaci di intervenire in fase di prevenzione, gestione e risoluzione del conflitto, con azioni “generatrici di pace”, finalizzate alla mediazione, alla promozione della fiducia fra le parti, all’assistenza umanitaria, alla re-integrazione di combattenti (specie mediante disarmo e smobilitazione), alla ri-abilitazione nonché alla ri-costruzione ed alla promozione dei diritti umani.
A seguito della proposta di Alex Langer, il Parlamento Europeo approva una risoluzione seguita nel 1999 da una raccomandazione ad hoc alla Commissione sull’istituzione di un Corpo Civile di Pace Europeo. Anche se il progetto negli anni successivi non si concretizza nella direzione proposta, dal 2003 le missioni civili all’estero sono una realtà dell’Unione Europea. Per quanto mostrino ancora limiti negli ambiti di intervento e nei processi di formazione e selezione del personale, tali missioni mostrano un forte interesse dell’UE per gli interventi civili. L’Unione Europea, inoltre, attraverso la creazione della European Peace-building Partnership (PbP) dimostra volontà di coinvolgere e sostenere direttamente le realtà della società civile nei processi di pace.
Ampio riconoscimento del ruolo dei civili nell’azione “sui” e “nei” conflitti internazionali viene garantito anche dalle Nazioni Unite. Con l’Agenda per la Pace del Segretario Generale B. Boutros Ghali del 1992, le Nazioni Unite hanno introdotto le categorie e le professioni di peace-keeping, peace-making e peace-building, nelle quali i civili sono equiparati formalmente ai militari pur mantenendo un ambito proprio di azione.
In Italia, uno straordinario movimento popolare ha democraticamente ottenuto, in forza dell’art. 11 della Costituzione Repubblicana, due leggi (l. 230/1998 e l. 64/2001) che danno corpo all’iniziativa delle Nazioni Unite, istituendo una “difesa civile non armata e nonviolenta” tramite il Servizio Civile Nazionale, sia in Italia che all’Estero. Tale Servizio Civile, diverso per natura ed autonomo dal servizio militare, risponde come questo al dovere costituzionale di difesa della Patria ed è ordinato ai fini enunciati nei principi fondamentali della Costituzione Repubblicana.
Per approfondire:
RispondiEliminahttp://www.reteccp.org/
http://www.pacedifesa.org/canale.asp?id=405
http://www.unimondo.org/Guide/Guerra-e-Pace/Corpi-civili-di-pace
http://parlamentariperlapace.it/
STORIA
Il concetto di Intervento civile di pace, ispirato alla visione gandhiana dell’azione nonviolenta come strumento di trasformazione dei conflitti, si sviluppa particolarmente dall’inizio degli anni Ottanta.
A seguito delle guerre in ex-Jugoslavia, nel 1995 l’europarlamentare Alex Langer propone l’istituzione di un Corpo Civile di Pace Europeo, concepito come team di specialisti capaci di intervenire in fase di prevenzione, gestione e risoluzione del conflitto, con azioni “generatrici di pace”, finalizzate alla mediazione, alla promozione della fiducia fra le parti, all’assistenza umanitaria, alla re-integrazione di combattenti (specie mediante disarmo e smobilitazione), alla ri-abilitazione nonché alla ri-costruzione ed alla promozione dei diritti umani.
A seguito della proposta di Alex Langer, il Parlamento Europeo approva una risoluzione seguita nel 1999 da una raccomandazione ad hoc alla Commissione sull’istituzione di un Corpo Civile di Pace Europeo. Anche se il progetto negli anni successivi non si concretizza nella direzione proposta, dal 2003 le missioni civili all’estero sono una realtà dell’Unione Europea. Per quanto mostrino ancora limiti negli ambiti di intervento e nei processi di formazione e selezione del personale, tali missioni mostrano un forte interesse dell’UE per gli interventi civili. L’Unione Europea, inoltre, attraverso la creazione della European Peace-building Partnership (PbP) dimostra volontà di coinvolgere e sostenere direttamente le realtà della società civile nei processi di pace.
Ampio riconoscimento del ruolo dei civili nell’azione “sui” e “nei” conflitti internazionali viene garantito anche dalle Nazioni Unite. Con l’Agenda per la Pace del Segretario Generale B. Boutros Ghali del 1992, le Nazioni Unite hanno introdotto le categorie e le professioni di peace-keeping, peace-making e peace-building, nelle quali i civili sono equiparati formalmente ai militari pur mantenendo un ambito proprio di azione.
In Italia, uno straordinario movimento popolare ha democraticamente ottenuto, in forza dell’art. 11 della Costituzione Repubblicana, due leggi (l. 230/1998 e l. 64/2001) che danno corpo all’iniziativa delle Nazioni Unite, istituendo una “difesa civile non armata e nonviolenta” tramite il Servizio Civile Nazionale, sia in Italia che all’Estero. Tale Servizio Civile, diverso per natura ed autonomo dal servizio militare, risponde come questo al dovere costituzionale di difesa della Patria ed è ordinato ai fini enunciati nei principi fondamentali della Costituzione Repubblicana.