giovedì 11 dicembre 2014

Appunti e video della conferenza "Il porto dei destini (ancora) sospesi"

Un Porto in cui i destini dei migranti in transito sembrano “un po’ meno sospesi” (1): questo è quello che emerge dall’interessante dibattito che si è tenuto ieri con la presenza di Riccardo Tumminia, dirigente della polizia di frontiera, e i rappresentanti di alcune associazioni attive sul fronte dei diritti umani.
Ovviamente se ci sono stati dei miglioramenti nel sistema di accoglienza al Porto di Venezia questi sono in buona parte dovuti all’azione di pressione, denuncia ed informazione che associazioni e attivisti veneziani hanno svolto in particolare dal 2008 ad oggi, azione che è culminata con la recente sentenza "Sharifi e altri" della Corte Europea dei diritti umani dell’ottobre scorso (2).
Riccardo Tumminia ha infatti riconosciuto la bontà e l'efficacia del percorso portato avanti dalle associazioni e l’importanza della sentenza della Corte europea dei diritti umani ed ha inoltre ribadito la sua disponibilità sia a garantire ai volontari l’accesso al Porto di Venezia sia a trovare delle soluzioni – all’interno della premessa che la polizia di frontiera deve fare rispettare le leggi, anche se queste leggi non sono giuste o sono perfettibili – perché ad ogni cittadino straniero sia garantita la reale possibilità di fare richiesta di asilo politico nelle migliori condizioni possibili e nel rispetto delle norme vigenti e dei diritti umani.
Oggi lo sforzo che è stato fatto dalla polizia di frontiera è quello di garantire un colloquio a tutti i migranti e di rilasciare un documento ufficiale a tutti i cittadini stranieri che vengono respinti/riammessi dal Porto di Venezia verso la Grecia (3) ma ovviamente non è sufficiente: per questo è stato forte l’appello lanciato da Alessandra Sciurba, Mariarita Peca (4) e Luca Mandro di condanna e richiesta di messa al bando di qualsiasi pratica di respingimento/riammissione con affido diretto al comandante. Un migrante, dopo 30, 35 ore di estenuante viaggio fatto spesso in condizioni precarie (e che è solo l’ultimo pezzo di un viaggio di migliaia di chilometri che può durare mesi, a volte anni), non può essere costretto a “giocarsi” la vita e il futuro in pochi minuti. Devono esserci – in tutti i porti dell’Adriatico – spazi adeguati dedicati all’incontro con i migranti, personale preparato, interpreti e mediatori che forniscano informazioni complete e chiare e non ci deve essere “fretta” di riaffidare al comandante queste persone. Perché non ci possono essere mezze misure nel rispetto e nella tutela dei diritti umani.

Grazie ad Mariarita, Alessandra e Luca

Note

 (1) Il libro “il porto dei destini sospesi” (in pdf): https://antidiscriminazionivenezia.files.wordpress.com/2012/09/ilportodeidestinisospesi.pdf
(3) Secondo i dati della prefettura tra gennaio e ottobre 2014 sono arrivati 175 migranti e di questi 64 sono stati riammessi verso la Grecia con affido diretto al comandante

Guarda il video con tutti gli interventi: 


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